Beirut, telefonata da Israele: Un missile sta per distruggere la tua casa. Pochi minuti per non morire

La voce registrata parla per 7 secondi: lo shock, la corsa per radunare le cose di una vita e fuggire con la famiglia, il tentativo di avvertire i vicini. Dopo mezz'ora il palazzo e' esploso. Dentro non c'erano miliziani di Hezbollah, ci vogliono solo terrorizzare


di Fabio Tonacci da Repubblica del 28/10/2024

BEIRUT - L'avviso di sfratto e' un messaggio registrato in pessimo arabo e letto da una voce che non ha emozioni. Il numero sul telefono inizia con +972, il prefisso di Israele. Lasciate subito questa casa perche' verra' bombardata. La piu' drammatica delle comunicazioni dura sette secondi e non viene ripetuta. O l'hai sentita, o muori. Non c'e' dialogo ne' spiegazione: lo sfratto e' esecutivo, immediato e non impugnabile. Cosa vuoi fare, ricorso contro un missile in arrivo? La voce e' di un uomo, il tono e' monocorde come quello del segnale orario. Chi riceve l'avviso non sa quanti minuti ha a disposizione per infilare una vita intera in una borsa e fuggire, sa solo che il tempo non gli bastera'.

Il cellulare ha suonato alle nove del primo ottobre, racconta Abdel a Repubblica. Ha 34 anni, fa il trasportatore e fino a quella sera viveva a Laylaki, blocco urbano ai margini di Dahieh, l'immenso quartiere sciita martoriato dai raid. Ha una moglie e una figlia di otto anni, Amal. Ero rientrato da poco, mi ero fatto la doccia, per cena mia moglie aveva preparato il tabbouleh. Lo squillo interrompe una serata che pareva come tante. Quando ho visto il prefisso il cuore mi ha preso a battere forte nel petto e nelle tempie. Ho capito subito e l'ho lasciato squillare per un po'.

Prima di rispondere ho osservato mia moglie che stava cucinando e poi l'appartamento dove vivevo da dodici anni, sa, era un bell'appartamento, ci ho speso tutti i soldi che avevo, due camere da letto, la cucina, due bagni, il balcone, le foto del matrimonio sulla mensola, lo zaino di Amal appoggiato all'armadio… Pronto?. Era la chiamata. Proprio quella, che da piu' di un mese preannuncia quale palazzo di Beirut si sta per sbriciolare, quali famiglie stanno per perdere tutto.

Roulette libanese, interi condomini ridotti a un ammasso di calcinacci da un missile israeliano puntato sulle fondamenta. Il motivo ufficiale e' sempre lo stesso: la caccia a Hezbollah, in vari modi declinata. Quando pero' un edificio nasconde davvero basi o miliziani di alto livello del Partito di Dio, l'Idf non avverte nessuno, colpisce e basta. E' piuttosto, questa, la strategia del terrore per far crollare, insieme alle case, i nervi della popolazione. Ogni giorno e' come se una pallina venisse lanciata in una ruota che gira: il primo ottobre si e' fermata a Laylaki su una palazzina di otto piani, ogni piano due famiglie. Abdel abitava al quinto.

Sbrigati, prendi Amal, prendi quel che puoi, le cose importanti, non lo so quali sono ma prendile, hanno chiamato, si' proprio casa nostra, che ne so, la voce ha detto solo che bombardano.... Abdel nella testa risente se stesso urlare di panico alla moglie. Uno diventa matto in una situazione del genere, non sapevamo quanto tempo avevamo, potevano essere cinque minuti, trenta, o uno. Noi, comunque, in dieci minuti eravamo fuori. Una domanda che in Occidente suona esistenziale, ma che in guerra assume un senso assai pratico: hai dieci minuti a disposizione, cosa prendi dalla casa che sta per essere ridotta in polvere?

Mi sono avventato sull'armadio, ho una borsa con le mie carte, il passaporto, la patente, il certificato di proprietà della casa e un po' di soldi. Ero in pigiama, in camera ho afferrato un paio di pantaloni e una maglia. Mia moglie ha preso l'oro. L'oro di ogni coppia di sposi, povera o ricca: la collana, il bracciale, l'anello. Si perde il concetto dell'essenziale quando sai che un missile ti sta per colpire. A me e' sembrato essenziale prendere le sigarette e aprire il frigo. Mia figlia ha preso il tablet, mia moglie cercava una borsa. Mi dispiaceva lasciare le foto del primo giorno di scuola di Amal e del matrimonio, c'erano delle boccette di profumo a cui tenevo. Pensavo a questo e non ho portato la giacca invernale.

Il palazzo col conto alla rovescia avviato conteneva altre persone, altre famiglie. Perche' Laylaki nel 2006 era stato risparmiato dai bombardamenti, quindi ci sentivamo sicuri. Nessuno di Hezbollah viveva li', i vicini li conosco tutti. Volevo avvertirli perché non sapevo se anche loro erano stati chiamati dal numero israeliano. Ho fatto l'unica cosa che in quel momento mi veniva bene, mi sono messo a strillare.

Ora bisogna immaginarci questo giovane uomo che scende trafelato le scale due gradini alla volta, reggendo la borsa delle carte con una mano e la figlia con l'altra, la moglie che lo segue trascinando uno zaino, e a ogni piano il gruppo lancia urli a delle porte chiuse. Vedevo le luci accese negli appartamenti. Arrivato all'ingresso ho premuto tutti i pulsanti del citofono per dare l'allarme, pero'.... Pero' questa non è una storia di eroi, e' il resoconto della fuga disperata di gente normale, e Abdel non gioca a fare chi non e'. Avrei voluto insistere di più ai citofoni, aspettare che qualcuno rispondesse, pero' ero terrorizzato, dovevo portare lontano Amal, la mia priorita'. Siamo saliti in macchina e non mi sono più voltato indietro.

Trenta minuti dopo che Abdel aveva ascoltato il messaggio registrato, il palazzo è stato distrutto. Gli otto piani si sono accartocciati uno sull'altro con ordine, come in una demolizione programmata. Ho saputo che non ci sono state vittime, per fortuna. Anche un vicino era stato chiamato dagli israeliani. La mattina dopo sono tornato a Laylaki. Di fronte alle macerie ho perso l'equilibrio, mi sono dovuto sedere a terra. Adesso dove vado a vivere, a quale mondo apparterro' domani?. Ma la roulette libanese non ha risposte per certe domande.